Desideriamo presentare brevemente la figura significativa per la tutta la società civile italiana, che abbiamo avuto modo di conoscere durante l'esperienza formativa di tre giorni a Firenze: si tratta di Giorgio La Pira.
Quest’anno infatti, dopo aver accostato precedentemente la testimonianza di due sacerdoti (don Lorenzo Milani e don Primo Mazzolari), ci siamo avvicinati ad un laico cristiano, figura di spicco della politica italiana del primo dopoguerra, ma purtroppo non molto conosciuto
Chi è quindi Giorgio La Pira? Nato in Sicilia ad inizio Novecento si è trasferito a Firenze dove ha poi vissuto per tutta la vita, terziario domenicano prima e francescano poi, è stato professore universitario di diritto greco e romano. Eletto nell’Assemblea Costituente nelle file della D.C. (non essendone però mai iscritto, era solito dire infatti che l’unica tessera in suo possesso era quella del Battesimo), diede il suo contributo alla cosiddetta “Commissione dei 75” e di fatto scrisse il secondo articolo della nostra Costituzione (La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.). Eletto Sindaco di Firenze nel 1951, delineò fin da subito il suo fare del Vangelo un programma politico per i cristiani e per tutti, pur nel rispetto delle diversità. Durante il suo mandato si schierò sempre con i più poveri: con gli operai a rischio di licenziamento della fonderia fiorentina del Pignone che contribuì a far acquistare poi dall’ENI salvaguardando i posti di lavoro, e con gli sfrattati, assegnando loro case e ville inutilizzate. Fu instancabile viaggiatore ed ambasciatore: tentò una mediazione alla guerra del Vietnam, si recò più volte oltre la “cortina di ferro” a Berlino Est, a Mosca, tenne più volte a Firenze la Conferenza dei Sindaci delle capitali del mondo e venne eletto Presidente delle Città Unite.
“Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa 'brutta'! No: l'impegno politico -cioè l'impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall'economico - è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità.”
Sempre molto legato alla realtà fiorentina specialmente dei più umili, istituì la Messa di San Procolo dove si provvedeva all’assistenza spirituale e materiale dei poveri, coinvolgendo in questo progetto molti giovani benestanti e non della città.
Così si espresse durante una discussione in Consiglio Comunale dopo la confisca delle abitazioni date poi agli sfrattati: “Ebbene, signori Consiglieri, io ve lo dichiaro con fermezza fraterna ma decisa: voi avete nei miei confronti un solo diritto: quello di negarmi la fiducia!Ma non avete il diritto di dirmi: signor Sindaco non si interessi delle creature senza lavoro (licenziati o disoccupati), senza casa (sfrattati), senza assistenza (vecchi, malati, bambini, ecc.). È il mio dovere fondamentale questo: dovere che non ammette discriminazioni e che mi deriva prima che dalla mia posizione di capo della città -e quindi capo della unica e solidale famiglia cittadina- dalla mia coscienza di cristiano: c'è qui in giuoco la sostanza stessa della grazia e dell'Evangelo! Se c'è uno che soffre io ho un dovere preciso: intervenire in tutti i modi con tutti gli accorgimenti che l'amore suggerisce e che la legge fornisce, perché quella sofferenza sia o diminuita o lenita.
Altra norma di condotta per un Sindaco in genere e per un Sindaco cristiano in ispecie non c'è!”.
In contrasto con questo essere personaggio pubblico La Pira nel suo privato viveva nel convento domenicano di San Marco in una semplice cella come tutti gli altri frati; una cella “luminosa e silenziosa ma fredda e disadorna” nella quale legge e approfondisce la teologia di San Tommaso d’Aquino.
Le testimonianze che ci sono state offerte nel corso della nostra uscita rilevano come tutto questo La Pira lo facesse come naturale conseguenza del suo essere fortemente e profondamente cristiano, risultando sempre credibile, mai forzato (significativo l’episodio durante la Costituente quando iniziò il suo discorso con un segno di croce).
A Firenze in quel periodo i cittadini dicevano ci fossero tre santi: il Cardinale Dalla Costa (la Fede), il Sindaco La Pira (la Speranza) e Don Facibeni (la Carità).
Come disse il Cardinal Benelli ai funerali di La Pira “tutto si può capire di La Pira con la fede, niente si può capire di lui senza la fede”.
Tutto questo gli procurò ovviamente degli scontri sia con i vertici politici sia ecclesiastici, che però non minarono mai il suo rispetto per le istituzioni e per la Chiesa, “dove c’è il Vescovo lì è la Chiesa” diceva, anche durante un periodo di non facile intesa con l’Arcivescovo di Firenze Card. Florit.
Giorgio La Pira dà testimonianza di come la vita cristiana e la vita di impegno sociale possano convivere assieme, anzi come i due aspetti si intersechino fino a formare un tutt’uno.
La sua testimonianza ci ha mostrato come sia possibile incarnare il Vangelo con gioia, con semplicità e senza aver paura, non vergognandosi e non nascondendosi, operando nel quotidiano, nella vita di tutti i giorni.
Il messaggio che ci siamo portati a casa e che vogliamo condividere è che non dobbiamo temere di operare nell’umiltà e di essere figure di riferimento nelle nostre realtà locali, portando avanti con forza e convinzione i valori cristiani.
Giorgio La Pira ci dimostra infatti che è ancora possibile incarnare il Vangelo, purché il cristiano viva la sobrietà, l’attaccamento alla preghiera e la fedeltà alla Chiesa.
Così sarà ancora possibile essere “sale della terra e luce del mondo”.
E come era solito dire La Pira alla fine della Messa di San Procolo:
“…e fra cent’anni tutti in Paradiso!!!!”
I giovani della Parrocchia di Preganziol