Il Gruppo RiVoInsieme ha organizzato presso l’ Auditorium Casa dei Gelsi -ADVAR - di Treviso il 13 Dicembre 2014 un incontro dal titolo:
“ La ricerca della propria interiorità come forma di liberazione dalla sofferenza”
condotto dal prof. Giampiero De Bortoli e dalla prof.ssa Marisa Restello impegnati nell’associazionismo ed attenti osservatori dei problemi sociali
La parola chiave dell’incontro è stato il “CAMBIAMENTO”.
Il periodo natalizio dal 25 Dicembre al 6 Gennaio si può considerare un “periodo sospeso” in cui un PONTE fa convivere assieme il tempo passato e il futuro che arriva; I due simboli di questo periodo sospeso sono l’ALBERO di NATALE e il PRESEPE.
L’abete è il simbolo dell’albero della vita, sempre vivo e verde, pieno di energia e in crescita perché sul puntale ha la gemma; albero luminoso nel periodo buio che ha festoni dorati e argentati riflettenti la luce del sole e della luna; albero strapieno di palline colorate, simboli di frutti maturi pronti da cogliere; sotto l’albero si fa il Presepe dove c’è Gesù che nasce, il bambino che porta la vita e la luce dopo la morte ed il buio; statuine ferme e tutto immoto segnano ( come si legge nel Protovangelo di Giacomo XVIII,1-2) un tempo di fermo, di attesa dell’Eterno che entra nella storia dell’uomo e lo libera da questo momento buio.
Allora ecco che il 13 Dicembre (Santa Lucia) e il 21 Dicembre (Solstizio d’inverno) si percepiscono come morte di un anno e la nascita di quello nuovo, finisce il tempo del buio che ha prevalso sulla luce e, anche se si entra nel periodo più freddo, si avvicina la luce, quindi la SPERANZA.
E così via con 3 notti illuminate: 24 Dicembre con la stella cometa e l’accensione degli alberi, il 1°Gennaio con i botti, il 6 Gennaio con i falò.
Tutto nella natura che in inverno soffre, riporta al “periodo sospeso”, dopo il quale vivrà una nuova fase positiva di cambiamento.
E così l’uomo nel periodo di sofferenza vive il suo “periodo sospeso”che lo porterà al cambiamento: nel lutto il suo tempo si ferma perché deve pensare, cercare la propria interiorità, ricercare nel silenzio e nella parte più pura e profonda della propria anima la parola che fa crescere la vita, l’amore e lo stupore verso la vita diversa che deve affrontare. ( Va’ verso te stesso. Gen 21,1)
Si accantona una parte della vita che non c’è più e con un “PONTE” si cerca la nuova vita, ci si ferma ma per ascoltare il cuore e sentire un desiderio profondo di amore. Poi con una fede cercata, alimentata e ricevuta come dono, si può dare voce alla SPERANZA, per non sentirsi mai soli, per lasciare che gli altri ci diventino “prossimi”e relazionino con noi.
E questo diventa la forza che, nel momento del lutto, ci salva; il nostro tempo da Kronos diventa Kairòs.
“ Signore, dammi la forza perché io possa sperare! “